Oltre la tristezza: quando la malinconia diventa depressione
Tristezza e malinconia sono normali manifestazioni di una temporanea sofferenza psichica ed appartengono ad ogni essere umano nello svolgersi della propria esistenza. La malinconia è l’esprimersi di uno stato d’animo triste nel quale si ha maggiore tendenza all’introspezione, alla riflessione ed all’isolamento.
Tristezza: uno stato d’animo profondo
Si tende a ragionare su alcune tematiche in maniera ripetitiva e spesso associata a sentimenti negativi. La malinconia è una condizione umana fisiologica ed ha un importante senso evolutivo.
Probabilmente la sua funzione in generale è quella di portare l’individuo ad isolarsi con i propri sentimenti ed a ragionare da solo nel tentativo di superare le questioni che generano la reazione di tristezza.
In generale, come tutti sappiamo, le fonti di sofferenza sono numerose nella vita ed alcune esperienze, per la loro intensità o per la loro abnormità (traumi psichici), generano stati d’animo negativi che possono diventare cronici. Nel profondo ognuno di noi riconosce numerosi stati mentali interni che variano dalla gioia intensa alla tristezza profonda.
Lo stato d’animo (umore) si potrebbe idealmente descrivere come quello sfondo su cui si intrecciano pensieri, ricordi, fantasie e percezioni del corpo. Stati d’animo temporanei si alternano normalmente su uno sfondo che riprende caratteristiche individuali e soggettivamente variabili.
Lo stato d’animo è soggetto alle risposte emotive temporanee ed a quelle durature nel tempo, legate alle esperienze degli eventi di vita ed ai riflessi inconsci che tali avvenimenti possono produrre.
Malinconia e depressione
La mente reagisce ai fatti della vita e cerca di adattarsi ai cambiamenti. La disabilità fisica e la grave patologia medica cronica possono determinare reazioni di adattamento in senso depressivo.
Alcune reazioni malinconiche sono dovute al vivere delle disgrazie o degli eventi traumatici. Il lutto è un comune e valido esempio di questo, ed è perfettamente fisiologica la reazione emotiva di tristezza reattiva all’evento e relativa alla perdita di un importante affetto della vita. Il tema della sofferenza in questi casi è la relazione con la persona perduta ed il distacco traumatico da questa, una tristezza che si intreccia con la rabbia e nel suo svolgersi non implica sentimenti di auto-svalutazione e di indegnità classici di un soggetto depresso.
Nel lutto il dolore psichico è direttamente legato alla perdita della persona cara e non comporta generalmente la messa in dubbio di sé stessi o l’esprimersi di sentimenti di fallimento. Non si deve quindi confondere la patologia depressiva con la manifestazione temporanea di stati d’animo negativi e malinconici che rientrano nell’espressione, spesso a connotazione reattiva, di normali atteggiamenti dell’io nei momenti di sofferenza legati a eventi di vita negativi.
La depressione sopraggiunge quando le risorse dell’individuo non riescono a far fronte allo svolgersi degli eventi della vita ed alle pressioni psichiche interne.
Quando la condizione di malinconia diventa grave e si protrae nel tempo si può determinare il manifestarsi di cambiamenti psichici che possono generare nel tempo la patologia depressiva. Lo stato d’animo depresso può andare incontro a cronicizzazione.
Nella malattia depressiva conclamata il soggetto vive un vero e proprio momento di rottura dalla consuetudine della propria vita e di deragliamento dal binario della propria esistenza. Il soggetto depresso va incontro ad un raffreddamento dei propri stati emotivi interni, tende ad isolarsi ed a sviluppare sentimenti negativi legati alla cronica svalutazione e colpevolizzazione di sé stessi.
È presente una forte quota di rabbia per lo più indirizzata verso sé stessi e si esprime in generale con comportamenti di auto sabotaggio su una base non sempre consapevole. Le idee di morte possono essere presenti in un soggetto affetto da depressione e possono in alcuni casi esitare in veri e propri propositi anticonservativi.
Nelle forme gravi di depressione maggiore si può giungere a condizioni di nichilismo ed alla messa in atto di comportamenti individuali volti all’abbandono ed all’annullamento di sé stessi.
Il disturbo depressivo maggiore
La malattia depressiva è oggi definita dal manuale diagnostico delle malattie mentali (DSM-5) come disturbo depressivo maggiore ricorrente (DDM-R). Nella patologia depressiva maggiore la cronicizzazione corrisponde al manifestarsi nel tempo di diversi episodi depressivi alternati da periodi di benessere psichico. Storicamente per depressione si intende un disturbo caratterizzato da umore depresso che dura per settimane o mesi e che può essere associato a vari sintomi come ansia, insonnia e nevroticismo.
Al momento attuale si descrive l’episodio depressivo maggiore (EDM) come singolo evento e la depressione maggiore ricorrente DDMR come espressione di una condizione patologica cronica in cui si verificano diversi eventi depressivi nell’arco del tempo.
Nell’episodio depressivo maggiore (EDM) possono essere presenti i seguenti sintomi: Umore depresso per la maggior parte del giorno da più di 4 settimane. Sentimenti di vuoto, disperazione, irritabilità. È descritta una perdita di interesse o piacere per tutte le attività e per la maggior parte del tempo. Si vivono sentimenti legati alla bassa autostima. Si associano cambiamenti nei bioritmi dell’organismo, inappetenza o aumento dell’appetito. Insonnia o ipersonnia, faticabilità e mancanza di energie. Possono essere presenti stati di agitazione, nervosismo e di ansia o al contrario rallentamento psicomotorio ed ipersonnia. Sono descritti sintomi cognitivi legati alla ridotta capacità di concentrazione, di memoria e di attenzione. Ridotte la capacità di giudizio e di autodeterminazione. Presenti spesso mancanza di volontà, di interessi e della capacità di provare piacere o appagamento. Può essere presente una tendenza all’annichilimento e ritiro sociale.
Nel quadro della patologia depressiva cronica normalmente i sintomi sono gravi e determinano un disagio significativo e compromissione del funzionamento sociale e lavorativo.
In alcuni casi la patologia depressiva esprime una certa continuità clinica e manifesta sintomi da cronicizzazione in cui non sono più presenti fasi alternanti della patologia ed il quadro di sofferenza diventa piuttosto duraturo nel tempo e scarsamente tende a risoluzione spontanea in assenza di trattamenti.
I quadri più gravi di depressione sono caratterizzati da profonda malinconia, stanchezza, confusione mentale (nebbia cognitiva), rallentamento ideomotorio, ritiro sociale. Tal volta non è semplice distinguere tra ciò che è normale manifestazione di stati d’animo negativi da ciò che viene definita malattia depressiva.
Tra i criteri utilizzati, il parametro temporale è il principale per distinguere una condizione reattiva da una condizione cronica che si esprime nel tempo. La gravità dei sintomi è un ulteriore parametro in causa nella distinzione tra tristezza fisiologica e patologia depressiva maggiore.
La malinconia va approfondita nella sua conoscenza ma non deve essere curata. La patologia depressiva maggiore invece è una condizione cronica che merita un trattamento multifattoriale (psicoterapeutico e farmacologico).